La mostra è stata inaugurata venerdì 16 maggio da Emanuela Bruni, Presidente Fondazione MAXXI, Marco Minniti, Presidente Med-Or Italian Foundation, Letizia Colucci, Direttore generale Med-Or Italian Foundation, Viviana Panaccia, curatrice di Mediterranea. Hanno partecipato Massimo Claudio Comparini, Managing director della Divisione Spazio di Leonardo e Milena Lerario, Amministratore delegato di e-GEOS e Responsabile della Linea di business Geoinformazione di Telespazio.
Mediterranea è un viaggio nella memoria dei popoli del Grande Mare, dei suoi miti e del suo presente. Immaginata anche per dare voce alle ombre, ai contrasti e alle sfide che oggi lo attraversano, la mostra intende rappresentare il “mare che sta tra le terre” in tutta la sua complessità, attraverso la narrazione della sua storia con immagini satellitari inedite fornite da Telespazio ed e-GEOS, straordinarie fotografie, video e installazioni immersive, in dialogo con importanti prestiti provenienti dal Museo delle Civiltà, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, dal Museo Nazionale Romano, dalla Società Geografica Italiana, dalla Regione Siciliana – Soprintendenza del Mare e una selezione di opere della Collezione MAXXI.
Un racconto di un longevo crocevia di commerci, ma anche di fertili contaminazioni culturali, di coste ricche di colture, di isole da sempre mete turistiche ma in passato talvolta luoghi di esilio e oggi approdo di migranti.
Originariamente ideata in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, la mostra ha poi avviato la sua circuitazione estera promossa dal MAECI e vede il suo viaggio concludersi in Italia, al MAXXI.
Il percorso espositivo di Mediterranea. Visioni di un mare antico e complesso si articola in quattro aree tematiche e parte da un viaggio nel tempo che ripercorre le grandi civiltà e i principali momenti storici, dalle colonizzazioni fenicie e greche al dominio romano, dall’espansione araba fino all’età moderna. Mappe antiche come la carta nautica del Mediterraneo di Francesco Oliva e quella di Giovanni Battista Cavallini, entrambe del XVII secolo, si alternano nell’area “Storia di terre e acque” ad inedite immagini satellitari e a un rostro di nave romana, appartenente alla flotta che nel 241 a.C. sconfisse i cartaginesi, proveniente dalla Regione Siciliana – Soprintendenza del Mare.
L’area dedicata ai “Popoli e culture” del Mediterraneo racconta le vie del commercio e le rotte delle grandi migrazioni attraverso la lingua e la scrittura, strumenti primari di incontro, di scambio, di relazione. Qui esposte la testa di Ulisse (prima età imperiale), proveniente dal sepolcreto degli Statili di Roma e oggi al Museo Nazionale Romano, rimanda all’eroe viaggiatore per antonomasia; la copia moderna delle tre lamine in oro (VI secolo a.C.), scoperte nel 1964 a Pyrgi sulla costa dell’Etruria e conservate al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e l’anfora a spirali da Capena (VII secolo a.C.), oggi al Museo delle Civiltà, ricordano la nascita dell’alfabeto sonoro in Siria e da qui trasmesso agli altri popoli del Mediterraneo. E ancora, un’installazione sonora site-specific permette al visitatore di ascoltare la straordinaria varietà di lingue, dialetti e voci delle genti del Mediterraneo.
Attraverso strumenti multimediali e interattivi e installazioni immersive, la terza area di mostra consente di immergersi nella ricchezza delle “Vegetazioni e profumi” tipici dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, una delle aree del pianeta più ricche di biodiversità.
La mostra si conclude con uno sguardo sul “Mediterraneo oggi” e sulle attuali emergenze causate dalla pressione antropica, documentate da immagini satellitari che rivelano in modo inequivocabile i segni del cambiamento. L’arte contemporanea, invece, con le opere Mare Vostrum di Nicolò Degiorgis (2017), Artificial Symmetry di Camilla Gurgone (2019) e Radici mobili di Luca Trevisani (2021), offre nuovi spunti di riflessione sulle sfide che il nostro tempo ci impone.