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#5 - Tv, navigazione, internet, dai centri spaziali passano segnali che abbracciano il globo

Il Fucino, con le sue 170 antenne, è il più grande teleporto al mondo per usi civili: Telespazio ne possiede diversi nel mondo per gestire i satelliti, raccoglierne il segnale e distribuirlo agli utenti, dalla connessione per le navi alle partite di calcio sulle parabole di casa

C'è la poppa arrugginita di una nave adagiata in quello che, centinaia di anni fa, era ancora il letto di un lago, nel quale l'imperatore Claudio, nel 52 d.C. organizzò addirittura una spettacolare naumachia per inaugurare il canale per la sua bonifica. La nave messa lì non è però un reperto archeologico così datato. È un pezzo della Elettra, l'imbarcazione-laboratorio dalla quale Guglielmo Marconi, ormeggiato a Genova, inviò il segnale radio che accese le luci della città di Sidney nel 1930.

La quinta puntata di Space Panorama vi porta in di quella che ora, vista da satellite, somiglia un po' all'ombelico d'Italia: la piana abruzzese del Fucino, che si spalanca davanti ad Avezzano, dove si trova il più importante teleporto italiano, centro di comunicazione con i satelliti e con le sonde in viaggio nello spazio profondo. La Elettra è messa qui come un glorioso cimelio, è il vertice di un triangolo ideale con l'antenna che portò alle tv italiane le immagini del primo sbarco sulla Luna, il 20 luglio 1969, e con quella che per la prima volta in Italia ricevette via radio il segnale di una ancora neonata Internet. Tre esempi tra una selva di grandi e piccole parabole tese verso il cielo: "Questo è il più grande teleporto al mondo per usi civili oggi, con le sue 170 antenne, e gestisce un una serie innumerevoli di servizi" racconta Gianni Riccobono, direttore del Centro spaziale del Fucino.

Telespazio è sostanzialmente nata qui, dove nel 1963 è stato ricevuto il primo segnale dal satellite americano Telstar, ed è cresciuta diventando protagonista di momenti che hanno segnato la storia e l'hanno portata nelle case degli italiani. Come la prima diretta TV che ha unito il mondo, Our World, nel 1967, il "grande salto per l'umanità" di Neil Armstrong e Buzz Aldrin: "Per molto tempo il satellite era stato utilizzato principalmente per le comunicazioni, nel '76 qui fu installata un'antenna che ricevette i dati dal satellite Landsat 1, e questo ha aperto tutto un campo di applicazioni che per noi adesso è assolutamente comune, l'osservazione della Terra per l'agricoltura, la gestione delle emergenze, e l'intelligence" ricorda Riccobono.

Per la prima volta, proprio da qui, papa Wojtyla impartì una benedizione in mondovisione verso 40 paesi. Ora dalle gigantesche antenne (la più grande misura 32 metri di diametro) viaggiano le immagini delle emittenti che arrivano da qualunque parte del mondo. Prendono la strada del cielo, rimbalzano dalle antenne in orbita e vengono raccolte dalle grande orecchie terrestri e redistribuite verso le antenne domestiche puntate verso il cielo da quasi tutti i tetti: "Il teleporto è come un porto, riceve, rielabora e reinvia le informazioni, che sono quindi come la merce di scambio - suggerisce Ponziano Tarquini, Infrastructures engineer di Telespazio, mentre alle sue spalle scorrono i feed video di ciò che accade in una mezza dozzina di posti del mondo diversi - esempi di servizi che gestiamo sono tutti gli eventi sportivi come Mondiali di calcio, Olimpiadi, ciclismo. Eventi a carattere socio-politico importante, tutto ciò che diciamo ha rilevanza di carattere nazionale e internazionale".

Telespazio è nata agli albori dell'era spaziale ed è cresciuta in parallelo alle esigenze sempre più importanti del settore e della società. Non basta solamente saper costruire e lanciare i satelliti. Bisogna saperli gestire e "ascoltare", raccogliere il segnale, lavorarlo e sapere dove indirizzarlo. Proprio come la materia prima di una miniera. E quindi negli anni sono nati nuovi centri in Italia, nel 1977 al Lario a nord del Lago di Como, vicino a Milano e ai grandi operatori televisivi. Nell'86 ha visto la luce quello di Scansano, vicino a Palermo, il centro più a sud d'Europa, con copertura di tutto il nord Africa e il Medio Oriente. E poi progressivamente, nel resto del mondo: tre centri in Brasile, uno in Argentina, e in Romania.

Su un altro monitor scorrono le immagini della Stazione spaziale internazionale, è il segnale che dallo spazio viene trasmesso a Houston e da lì all'Italia, da dove Telespazio lo ritrasmette all'Agenzia spaziale italiana. Il Fucino è uno dei centri nevralgici di un'infrastruttura critica: da qui passano e vengono distribuiti i segnali di navigazione, posizionamento e timing del sistema europeo satellitare Galileo, ma fornisce anche connessione e comunicazione, internet, alle flotte marittime nei sette mari. Anche il Mose di Venezia è governato con un segnale gestito dal Fucino che sale verso un satellite a decine di migliaia di chilometri: "Nei collegamenti terrestri ci sono molti punti di connessione, con un rischio di interruzione più alto - spiega Berardo Partemi, GDDN service operation manager di Telespazio - nel caso del collegamento via satellite abbiamo l'elemento remoto, il satellite, e l'elemento centrale. Questo consente maggiore robustezza perché gli elementi in gioco sono solo tre".

Lo aveva capito Marconi, già un secolo fa. Per questo hanno portato un pezzo della Elettra al Centro spaziale del Fucino.

"Marconi è il padre della radio e della propagazione elettromagnetica, che per primo fece degli esperimenti che permisero di trasformare una teoria in pratica, cioè utilizzare l'elettromagnetismo per connettere e per trasmettere segnali e voce. E tutto sommato quello che facciamo qui a Fucino nasce proprio da queste sue prime sperimentazioni".