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“Bravo BeppoSax!”: storia di un successo inatteso

A metà anni Novanta Telespazio è in prima linea nella gestione del primo satellite italiano per uso scientifico. Nel frattempo si prepara a sbarcare in Sud America e Romania. Il nuovo episodio del ciclo “A Space Story”.

Cape Canaveral, 30 aprile 1996. Gli americani non lo sanno ancora, ma il satellite italiano che sta per staccarsi dalla rampa di lancio, il primo per uso scientifico, riuscirà a risolvere il mistero che da anni tormenta la NASA.

Sarà infatti Sax (Satellite per astronomia X), ribattezzato poi BeppoSax in onore del fisico Giuseppe Occhialini, a svelare la natura dei lampi di raggi gamma. Non sono esperimenti bellici del nemico, come avevano ipotizzato americani e sovietici ai tempi della guerra fredda.

Si tratta invece di enormi esplosioni ai confini dell’universo, fenomeni extragalattici. Per il mondo dell’astronomia è una svolta.

“Bravo BeppoSax!” sarà l’ultimo telecomando inviato al satellite nel 2002, in occasione del suo spegnimento. Sei anni di vita operativa, 1500 osservazioni di sorgenti celesti all’attivo e una pioggia di premi prestigiosi per gli scienziati coinvolti nello studio sono fra i motivi di tanta gratitudine. Telespazio ancora una volta è in prima linea, come affidatario esclusivo della gestione in orbita.

La seconda metà degli anni Novanta è un periodo particolarmente intenso per l’azienda italiana, che per la prima volta travalica i confini nazionali. In Europa e in America Latina nascono nuove controllate: Telespazio Argentina (1994), Telespazio Brasil (1997), Rartel in Romania (1998).

È il segno di un cambio di paradigma, il primo passo di una Space company a vocazione globale.